Ecco una riscoperta musicologica che corrisponde a una vera delizia musicale.
Non sono poche le trascrizioni postume dello Stabat Mater di Pergolesi, quest’opera di fragilità, grazia e dolore sublimi; ma quella di Paisiello (1810) va assolutamente conosciuta: le atmosfere più ombrose ottenute con i fiati, la soave e discreta fantasia nell’aggiungere linee melodiche oltreché ripieni di sostegno sono una meraviglia.
Eccellente la direzione di Camerlingo e buoni i cantanti.
Francesco Maria Colombo
IO Donna, settimanale distribuito con il Corriere della Sera, 6 Gennaio