May 3rd 2010
Teatro Bonci Cesena
Orchestra del Conservatorio Bruno Maderna di Cesena
Claude Debussy – Prèlude à l’aprés midi d’un faune
Wolfgang Amadeus Mozart – Symphony n. 40 in g minor K550
Ludwig van Beethoven – Triple Concerto
Comunicato per stampa e programma di sala
Nello spirito della musica da camera.
Il programma di questo concerto dell’Orchestra del Conservatorio Bruno Maderna di Cesena rende evidente lo stretto rapporto fra la musica da camera e la musica orchestrale. E’ noto che, in realtà, l’orchestra sinfonica, così come si è sviluppata nel Settecento e nell’Ottocento, non è altro che l’allargamento di quegli organici cameristici per i quali i compositori, già dal Cinquecento, sperimentavano nuove forme musicali strumentali. L’aumento del numero dei musicisti dei complessi, corrispondeva alle esigenze di un pubblico più vasto che ascoltava i concerti in sale o teatri di grandi dimensioni. Da qui lo sviluppo di un gusto per sonorità piene e robuste, appunto tipicamente orchestrali, e di una varietà timbrica derivante dall’impiego e dalla diversa combinazione di svariati strumenti.
Ma lo spirito originario della musica da camera, più intimo e colloquiale, non è mai stato abbandonato dai compositori, nemmeno nelle forme più estreme di gigantismo orchestrale tipico del primo Novecento.
Il Concerto triplo di Beethoven (1804) può a buon diritto rappresentare una sintesi di questo legame, laddove il trio composto da violino, violoncello e pianoforte costituisce già di per sé un gruppo cameristico autonomo, in grado quindi di sostenere da solo la responsabilità delle strutture musicali (melodia e accompagnamento), e nello stesso tempo dialogare con l’orchestra.
E di questo spirito non si può certo fare a meno nelle altre due composizioni in programma.
Nel Prélude à l’après midi d’un faune (1892), i raffinati impasti timbrici orchestrali fanno da sfondo alle melanconiche e appassionate melodie degli strumenti solisti (flauto innanzitutto, poi oboe, clarinetto ed anche due violini e un violoncello soli), con le quali Debussy evoca liberamente l’atmosfera dell’omonimo poema di Mallarmé.
Nella celeberrima Sinfonia in sol minore K 550 (1788) di Mozart, già dall’inizio l’accompagnamento palpitante delle viole divise fa pensare ad una scrittura quartettistica, che Mozart conosceva così bene fin da bambino. E per tutto il corso della composizione i soli teneri e malinconici si alternano a sonorità orchestrali piene di fuoco e di tragicità.
© Giuseppe Camerlingo